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Alla scoperta dei Lippi

Prato, nel Quattrocento, ebbe un ruolo cruciale nella storia dell'arte, dando vita a imprese memorabili che costellarono il primo Rinascimento. Il cuore della città custodisce un tesoro senza pari delle opere di fra’ Filippo Lippi, uno dei grandi maestri di quell'epoca. L'entusiasmante percorso artistico comprende una ricca serie di dipinti su tavola e meravigliosi affreschi nella Cattedrale, offrendo un affascinante viaggio nell'arte di questo controverso artista. Ancora più preziose sono le testimonianze del suo celebre figlio, Filippino, anch'egli un rinomato pittore, nato a Prato dalla famosa relazione tra il frate e la monaca Lucrezia Buti.

La storia di Lucrezia e Filippo, scandalosa per l'epoca, è giunta fino a noi tramite Vasari: fra’ Filippo Lippi incontrò Lucrezia Buti, monaca nel monastero di Santa Caterina, nel 1456, mentre lavorava alla tavola della Madonna che dà la Cintola a San Tommaso e se ne innamorò immediatamente. Egli insistette affinché lei fosse la sua modella per il dipinto. Incurante della loro condizione religiosa, durante la processione della Sacra Cintola, Filippo rapì Lucrezia, come raccontato da Vasari: "E con questa occasione (del dipinto) innamoratosi maggiormente, fece poi tanto per via di mezzi e di pratiche, che egli sviò la Lucrezia dalle monache, e la menò via il giorno appunto ch'ella andava a veder mostrare la cintola di Nostra Donna, onorata reliquia di quel castello" (Vita di fra' Filippo Lippi).

Dalla loro relazione nacquero due figli, Filippino e Alessandra. Sebbene la coppia ottenne una dispensa dai voti da parte di Pio II, grazie all'intervento di Cosimo de' Medici, decisero di non sposarsi, un atto che amplificò lo scandalo.

La fama di questa storia si estese così ampiamente che persino il poeta romantico Robert Browning e almeno due opere di Gabriele D'Annunzio, giovane studente a Prato, ne rimasero affascinati.

“Quanto mi piacevano le mie ore mattutine in Duomo! Forse quanto a fra' Filippo Lippi non nel mentre dipingeva a fresco le Esequie di S. Stefano ma nel mentre lavorava il Convito di Erode inebriandosi di Lucrezia Buti. (…) Io volgevo il capo indietro per pascermi di Salomè, per saziarmi di Erodiana, per discogliere anche una volta nella mia avidità il miele e la cera insieme. E anche una volta mi deliziavo nel tormento della scelta. "Chi delle due sei tu, Lucrezia Buti? (...) O veramente tu sei più vera nel palagio comunale, nella tavola di fra' Filippo, non la Vergine della Cintola ma quella dolce Santa che pone la mano sul capo d'una suora inginocchiata che certo è Bartolomea de' Bovacchiesi, la tua badessa del tempo di tuo peccato? Non una sei ma tre pel mio amore, Lucrezia Buti” (G. D'Annunzio, Il secondo amante di Lucrezia Buti).

Il ciclo pittorico delle Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista (1452-65) è conservato nella Cattedrale. Sulla parete sinistra della cappella maggiore si trovano le scene riguardanti Santo Stefano, patrono di Prato. Tra le affascinanti scene, vi è il funerale dopo il ritrovamento del corpo di Stefano, dove è possibile individuare a destra la figura di papa Pio II affiancato da due frati; il più anziano, a destra, potrebbe essere un autoritratto di Lippi.

Sulla parete opposta, dedicata a San Giovanni Battista, la scena inferiore mostra il Convito di Erode, con la danza di Salomè, la decapitazione del Battista e una luminosa Salomè (per cui fu modella la Buti) che offre la testa di Giovanni a Erodiade, sua madre. La figura danzante di Salomè è senza dubbio una delle icone dell'arte pratese!

Filippo rimase a Prato fino al 1467, lasciando anche altre opere straordinarie, come le tre splendide pale d'altare conservate a Palazzo Pretorio: la Madonna del Ceppo, realizzata per Palazzo Datini, la Madonna della Cintola, dipinta per il Monastero di Santa Margherita, dove Filippo incontrò Lucrezia Buti, e la Natività per il Convento di San Domenico.

In città si possono ammirare altre due opere di Filippo: il Transito di San Girolamo, oggi al Museo dell’Opera del Duomo, e la Presentazione al Tempio nella Chiesa dello Spirito Santo. Di Filippino, invece, si conservano a Palazzo Pretorio un Crocifisso, il Tabernacolo del Mercatale e una toccante Madonna col Bambino.

Nota informativa: l’itinerario può essere fatto agevolmente a piedi essendo tutto in centro storico.

Informazioni sull'itinerario

  • Comuni coinvolti: Prato